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mercoledì 24 ottobre 2012

Le primarie del Pd fanno bene anche a noi?

Qualche giorno fa ho postato sulla mia pagina personale di facebook il seguente messaggio:
"Dopo aver saputo che tutti gli amministratori del Pd della collina chivassese sosterranno Bersani alle primarie, ho dichiarato ad un settimanale locale: "quasi quasi Renzi lo sostengo io". Una provocazione, ovviamente.
Per dire che, pur essendo culturalmente e politicamente nel centrodestra, preferirei di gran lunga una sinistra nuova e più competitiva per il governo dell'Italia ad una formazione che si reggerebbe ancora e sempre sui pensionati della CGIL.
A maggior ragione avendo ben chiaro che questa eventualità obbligherebbe anche noi ad innovare, in termini di idee, programmi e persone
".

Questo post ha ricevuto un notevole numero di apprezzamenti, sia in termini di "mi piace", sia sotto forma di commenti. Credo sia un segnale forte, pur nella ristretta cerchia delle mie amicizie "virtuali". 
Significa che la prospettiva indicata - quella cioè di ricostruire un centrodestra competitivo e forte, che sappia (e voglia) dialogare costantemente con la cittadinanza e con il mondo delle imprese e del lavoro - sia giusta. E che non si debba aver paura di confrontarsi, sia al proprio interno (magari con le primarie: strumento che noi richiediamo da anni ndr), sia soprattutto con i nostri avversari politici, in primis sui contenuti. 
Anche perchè un Pd rinnovato, nelle persone e nei messaggi, senza più condizionamenti da parte dei 4,5 milioni di iscritti alla CGIL (di cui 2,8 pensionati: rif. dati 2010) non può che far bene anche a chi - come noi, mi permetto di dire - si colloca sul versante liberale e popolare. E, quindi, naturalmente in alternativa.
Questa è la mia sensazione. Cosa ne pensate?

sabato 20 ottobre 2012

MENO DEBITO PER LA REGIONE, PIU' FUTURO PER IL PIEMONTE

Ricordo bene il 1° marzo 2002. Quel giorno la Regione Piemonte aveva debiti per 458 miliardi di lire, corrispondenti a circa 237 milioni di euro. Certamente, una cifra importante per quel periodo. Che all'Assessore al Bilancio di allora Angelo Burzi (si dimise proprio per quel giorno ndr) aveva creato non pochi grattacapi, soprattutto per le difficoltà a tenere sotto controllo la spesa sanitaria.
Nulla però a che vedere con la situazione odierna, caratterizzata da uno stock di debito che si è moltiplicato per 27 volte.
Sì, per 27 in poco più di dieci anni! Arrivando a sfiorare i 6 miliardi e mezzo di euro. Una cifra che, naturalmente, grava sul bilancio regionale in termini di oneri finanziari sempre più "pesanti". Una cifra cui deve essere sommata - come leggiamo sui quotidiani in questi giorni - l'esposizione debitoria delle aziende sanitarie locali e ospedaliere piemontesi.
E' evidente, allora, che il primo e - mi permetto di dire - unico impegno della Giunta e della maggioranza alla Regione Piemonte debba essere quello di ridurre un debito non più sostenibile e che sottrae risorse allo sviluppo economico della nostra comunità.
Bisogna occuparsene in via prioritaria ed esclusiva. Certamente sottolineando quando e come si sia originato e indicando precise responsabilità politiche. Ma, soprattutto, rendendo operative al più presto tutte le progettualità che sono state già illustrate e condivise: dalla vendita del patrimonio immobiliare alle dismissioni di partecipazioni societarie; dall'ottimizzazione dei costi di funzionamento alla riduzione delle spese per il personale mediante un'efficiente gestione del turn-over; dall'abolizione di agenzie e enti che sono diventati, nel tempo, centri di spesa non controllati alla creazione di fondi immobiliari cui conferire il patrimonio, sanitario e non. Insomma, una terapia che consenta di generare avanzo di bilancio e quindi nuove risorse da destinare solo ed esclusivamente alla riduzione del debito e non ad altri interventi - magari lodevoli - ma oggi di secondaria importanza, quando va bene. Con l'unico obiettivo di dimezzare quella cifra monstre.
Certo, per fare questo è necessario che tutti remino nella stessa direzione, e che alle rivendicazioni settoriali, partitiche, territoriali, sindacali, venga opposto il progetto, assolutamente di buon senso, di provare a salvare l'autonomia regionale. Se, al contrario, si continuerà con la politica dell'attesa (gli anglosassoni direbbero: "wait and see") senza aver preso coscienza della gravità del problema, credo che il destino del Piemonte - come delle altre Regioni non virtuose - sarà segnato.

venerdì 12 ottobre 2012

E' on-line il blog di Progett'Azione

Con questo blog, Progett'Azione intende offrire un ulteriore spazio di confronto su temi di attualità politica. In un periodo storico dove gli approfondimenti sui grandi temi della nostra società spesso lasciano spazio a sterili discussioni e odiosi scandali, Progett'Azione desidera coltivare tasselli di classe dirigente attraverso lo studio e la discussione ai quali, questo blog, può servire da stimolo.